«L’anno del Signore mille ottocento sessantotto il cinque del mese di Maggio alle ore undici sera in casa propria munito dei Sacramenti di Penitenza Viatico e Olio Santo è morto Piana Felice Canonico Prevosto Parroco d’anni sessantanove nativo di Alessandria (Piemonte) domiciliato in Borgomanero figlio del fu Signor Giuseppe e della fu Gilardoni Maria Catterina. Il cadavere è stato sepolto in S. Antonio il giorno otto Maggio».

Questo documento è tratto dal registro del Libro dei morti nell’Archivio Parrocchiale a firma del secondo coadiutore canonico Ambrogio Negri.

Felice Piana nasce il 24 novembre 1799 ad Alessandria, dove il padre, Giuseppe originario della Valstrona, si era trasferito per motivi di lavoro. Il piccolo Felice, intorno ai 5-6 anni, raggiunge Fornero, venendo affidato alle cure dello zio paterno don Giovanni Antonio, insegnante nei Seminari diocesani, e della zia Modesta.

Nel 1817 entra in seminario dove apprende l’insegnamento della Teologia, delle Sacre Scritture, della Storia della Chiesa, ma ciò a cui è particolarmente attratto e di cui si gioverà durante tutto il ministero è lo studio della Sacra Eloquenza.

Il 22 maggio 1822 riceve il suddiaconato, il 1° giugno il diaconato ed il 21 dicembre il sacerdozio per mano del card. Giuseppe Morozzo Della Rocca vescovo di Novara.

Il 13 aprile 1823 è inviato parroco nella sua valle a Luzzogno, dove dimostra già doti di maturità sacerdotale e dove opera per il restauro delle cappelle della Via Crucis e per il riordino dell’archivio parrocchiale.

PREVOSTO DI BORGOMANERO

Alla morte del canonico Paolo Antonio Lossetti, prevosto di Borgomanero, il 21 marzo 1831, non viene presentata alcuna candidatura alla successione ed il vescovo, pensa al Piana, nonostante la sua giovane età; a lui invia una lettera, a seguito della ritrosia dello stesso. Questo il passaggio centrale della lettera

«… Orbene io l’ho destinata a Prevosto di Borgomanero e quindi a Lei non rimane che ubbidire. Non dimandi consiglio a nessuno, o se pur vuol consigliarsi, si consigli solamente col Crocifisso, il quale siccome inspirò me a nominarla, così inspirerà lei ad accettare».

Il 13 dicembre 1831 il Piana lascia con rammarico la sua valle e alle ore 15 giunge a Borgomanero accolto dai reggenti della Comunità, dal Capitolo e da una moltitudine di folla accorsa a conoscere il nuovo parroco, di cui erano già note le sue doti ministeriali.

Nella biografia del Piana scritta dal sacerdote Giovanni Battista Pagani e indirizzata al clero diocesano, ridondante nel linguaggio letterario e tendenzialmente agiografico, emerge da subito la sua predilezione per i meno fortunati tanto che… «fece distribuire per tre giorni ai poveri pane di frumento…».

L’amministrazione dei sacramenti, in particolare la confessione dove era «benigno e indulgente, ma severo con se stesso» la vicinanza al popolo, la difesa dei diritti ecclesiastici, la comunione con i suoi collaboratori lo impegnano con tutte le sue forze tanto che nel 1847 si ammala per tre anni di cuore e con rammarico si lamenta «non predico e quindi non faccio più niente».

La mancata predicazione lo rattrista e ne scrive con coscienziosa amarezza tanto da lasciare note significative al suo sconosciuto successore invitandolo a preparare accuratamente le omelie e donando pratici suggerimenti circa i testi teologici cui far riferimento, essendo ferocemente nemico dell’ignoranza.

I MEMORANDA BURGOMANERI

Raccoglie nei Memoranda Burgomaneri, manoscritto conservato in archivio parrocchiale, notizie civili ed ecclesiali a partire dall’anno 1600, dai quali emergono, secondo lo spirito del suo tempo, le preoccupazioni del clero verso il mutamento politico della società. Ne è esempio la lettera inviata a Pio IX nel 1860 per condividere le ansie del Papa a riguardo dello sfaldamento dello Stato Pontificio alla quale il Sommo Pontefice risponde personalmente con una lettera e con l’apostolica benedizione.

I Memoranda costituiscono una preziosa fonte di informazioni di varia natura, tra loro non collegate da un filo logico, che contengono notizie a riguardo di guerre, di pestilenze, di condizioni climatiche, di realizzazioni di opere civili, di manifestazioni liturgiche ed ecclesiali – messe, predicazioni, offerte, comunioni, Quarantore, benedizione di campane, esercizi spirituali – un’ opera essenziale per la trasmissione della memoria del Borgo.

Unico suo ristoro, col permesso del vescovo, è il ritorno, a fine giugno per qualche tempo, al suo paese dove ritrova i fratelli sacerdoti don Alessandro e don Costantino, parroci in valle, ed un pellegrinaggio a Roma, su suggerimento dello stesso vescovo, da cui ritorna entusiasta, tanto da sollecitare i confratelli ad emularlo.

Negli ultimi anni della sua esistenza l’età, le malattie il tanto impegno pastorale ne infiacchiscono le forze, ma il suo maggior cruccio è la lontananza dal confessionale, tanto che sino a qualche ora prima del decesso lo si vede impegnato fino a notte inoltrata in quel ministero.

A Borgomanero il suo ricordo lo si incontra all’oratorio maschile a lui intitolato, nel monumento a mezzobusto all’entrata della collegiata, nella tela situata nella sacrestia che lo ritrae tra gli altri prevosti, nella via che porta il suo nome e nella tomba dei sacerdoti al cimitero capoluogo.

Segni che i suoi concittadini hanno pensato per far memoria di un personaggio che molto ha dato.