La chiesa di San Giuseppe è ricordata, nei testi di storia locale, come la seconda chiesa del Borgo dopo quella di San Bartolomeo, che è stata costruita verso la fine del XII secolo . E’ un monumento che, nello scorrere dei secoli, ha subito numerose modifiche, ampliamenti e adattamenti, fino all’ultimo intervento significativo che ha avuto luogo all’inizio del secolo scorso, ma si può dire che quello che vediamo oggi ha l’impronta sostanziale che ha ricevuto nel ‘600.
Anche se è vero che nel piccolo del nostro Borgo la Chiesa di San Giuseppe non è ricordata come un monumento particolarmente significativo per motivi artistici o di antichità lo è invece sommamente per i suoi precedenti storici, che sono importanti e significativi per noi borgomaneresi – per almeno tre motivi:
- è il luogo dove la Comunità di Borgomanero ha sviluppato spontaneamente e in modo originale una religiosità laicale, cioè svincolata da regole e controlli ecclesiastici, secondo una tradizione che ha avuto interessantissime testimonianze in Italia nel medio-evo e che è stata in qualche modo significativamente ripresa, dopo il Concilio, da Comunità di Base e Associazioni di Volontariato (che quindi trovano le loro radici assai lontano nella storia…);
- è il luogo dove ha cominciato a prendere forma, primo in Borgomanero, quel tipo di associazionismo solo apparentemente folkloristico ma espressione invece di una genuina spiritualità e sensibilità religiosa, che va sotto il nome di Confraternite, e che ora è ormai purtroppo in via di scomparsa;
- è il luogo dove si può dire sia nato quel culto della Madonna che ancora oggi caratterizza la religiosità della Comunità borgomanerese, e che trova il suo simbolo nella statua della Madonna Immacolata fatta erigere nel 1721 nella piazza principale del Borgo dall’allora feudatario, il marchese don Gabriel d’Este.
La Madonna dei miracoli
Nei 70 anni che che vanno dal 1596 al 1668, quando viene consacrata la Cappella con l’effigie della Madonna delle Grazie col bambino lattante (allora chiamata Incoronata, per via di due corone argentee che erano state inserite nell’affresco su richiesta del vescovo Odescalchi nel 1661), la Chiesa di San Giuseppe viene trasformata con l’intento di accogliere, insieme a una Confraternita sempre più numerosa, costituita da circa 90 ascritti, anche una popolazione di fedeli richiamati in numero sempre maggiore dalla presenza dell’effigie di una Madonna dei miracoli. )
Madonna del Latte o Madonna delle Grazie o Madonna dei Miracoli
L’affresco è datato 1484 grazie alla iscrizione che compare sul gradino del trono della Madonna, e potrebbe avere un significato votivo poiché in quell’anno imperversava un’epidemia di peste. L’immagine ornava una parete del locale dove si riunivano le terziarie francescane. Probabilmente nello stesso locale fu dipinta anche l’altra immagine della Madonna, databile agli inizi del ‘500, collocata nella navata laterale.
Madonna con il Bambino detta Madonna della Provvidenza
Questa delicata immagine della Madonna col Bambino viene comunemente definita Madonna della Provvidenza, si tratta di un frammento di affresco anch’esso probabilmente proveniente dal locale dove si riunivano le Terziarie francescane per la preghiera, ma non sappiamo quando fu trasportato e ricollocato; l’affresco non viene citato nell’Inventario del 1866, ma era già in loco agli inizi del ‘900 perché menzionato nell’opera di Mons. Cavigioli del 1910.
Il modo di rappresentare il gruppo della Vergine con il Figlioletto rivela una nuova impostazione del disegno e nella composizione rispetto all’affresco del 1484: la maggiore naturalezza dell’atteggiamento del Bimbo e della Madre che quasi a stento ne frena la vivacità, il disegno accurato dell’acconciatura e della veste della Madonna, rivelano la conoscenza del nuovo linguaggio pittorico del Rinascimento dell’Italia centrale. Il tramite principale per la diffusione di questi nuovi modelli pittorici nel Novarese è stato Gaudenzio Ferrari, al quale infatti è stato attribuito dubitativamente l’affresco.
San Giuseppe nella Sacra Famiglia, detto anche: Il riposo durante la fuga in Egitto
Il dipinto, posto sopra l’Altar maggiore, raffigura al centro il gruppo della Sacra Famiglia: la Madonna seduta in terra tiene tra le braccia il Bambino che si rivolge con un movimento vivace verso san Giuseppe che gli sta porgendo dei datteri; dietro di lui c’è la palma da cui anche un angioletto in volo ha colto i frutti; ai piedi della Madonna sono stati posati il bastone col fiasco ed una piccola ciotola. Il centro della composizione è costituito dal gruppo della Vergine con il Bambino che esprime una immagine toccante di materna tenerezza grazie all’espressione dolce e premurosa di Maria e alla spontanea vivacità del figlioletto. L’opera è attribuita a Carlo Francesco Nuvolone (Milano, 1609-1662), che l’avrebbe eseguita tra il 1636 e il 1643.
Il dipinto è stato presentato alla mostra novarese del 2015 “Capolavori del Barocco” di cui ha costituito l’immagine-manifesto